Quando ero piccola mi regalarono un libro sul corpo umano
e c'era una pagina tutta dedicata all'alfabeto manuale.
Mi piaceva comunicare così senza parole, a gesti.
Mi sembrava che i concetti potessero essere espressi in maniera più sintetica,
senza troppi giri di parole o fraintendimenti.
Questo segno lasciato sul grande libro, mi ha riportato alla mente quella sensazione,
ma soprattutto il gioco che inventammo con i miei amichetti quando eravamo
davvero piccoli piccoli, e sto parlando di 8-9 anni.
All'epoca frequentavo la scuola elementare e la scuola si trovava in mezzo ad un prato.
Durante le ora di ricreazione si usciva e ognuno giocava a quello che voleva,
chi a calcio, chi ai quattro cantoni, chi all'elastico, chi a raccogliere margherite.
La mia combriccola invece inventò un gioco davvero strano,
in cui appunto non c'era bisogno di parole.
Ognuno di noi era un pianeta, io ricordo ero Saturno, e ci si rincorreva così
senza meta finché tutti dovevano allinearsi in modo da formare la giusta asse.
Un gioco davvero idiota,
ma la cosa era che bisognava immedesimarsi nel pianeta
e poi raccontare cosa si era provato.
L'infanzia è il momento in cui ci s'interroga su chi siamo, almeno ci si prova.
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||PUNTO INTERROGATVO|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||"?"|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||SIMBOLO "L" = land, layout, life|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
from Der Himmel uber Berlin:
Quando il bambino era bambino
se ne andava a braccia appese,
voleva che il ruscello fosse un fiume,
il fume un torrente.
E questa pozza il mare.
Quando il bambino era bambino
non sapeva di essere un bambino,
per lui tutto aveva un'anima
e tutte le anime eran un tutt'uno.
Quando il bambno era bambino
su niente aveva un'opinione,
non aveva abtudin,
sedeva spesso a gambe incrociate
e di colpo sgusciava via.
Aveva un vortice tra i capelli
e non faceva facce da fotografo.
When I was little someone gave me a book on the human body
and there was a whole page dedicated to the manual alphabet.
I liked the idea to communicate without words.
It seemed to me that the concepts could be expressed in a more concise way,
without misunderstandings.
This mark left on TEH BIG BOOK reminding that feeling,
and when I was very little, about 8-9 years old,
with my friends at school
we invented a game.
The primary school that I attended was in the middle of a field.
During the hours of recreation we went out and everyone played what they wanted.
football, four cantons, elastic, to pick daisies.
My gang invented a game really strange,
we didn't need words.
Each of us was a planet, I remember I was Saturn.
We chased each other until everyone had to line up to form the planet axis.
A game really stupid,
but the thing was that you had to empathize with the planet
and then tell what he had felt.
Childhood is the time when we do things just for trying.
At least we tried.
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||QUESTION MARK|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||SYMBOLO "L" = land, layout, life|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
from Der Himmel uber Berlin:
When the child was a child
had his arms hanging,
wanted the brook to be a river,
and the river a stream
and this pool a sea.
When the child was a child
he didn't know to be a child,
for him everything had a soul
and all souls were one.
When the child was child
had an opinion on anything,
had not habits,
often sat cross-legged
and suddenly slipped away.
He had a vortex in your hair
and made no faces photographer.
p.s. thanks to who left this mark
from the movie of Wim Wenders
DER HIMMEL UBER BERLIN (1987)
this was my first movie I saw on the big screen.
This heppened in my village Colleferro
where there was just a theatre
when I was 12 years old
with my parents