martedì 26 febbraio 2013

SOGNO_REALTA'

Devo andare a lavoro mi sveglio tardi.
Sono a londra.
Esco, ah già non sono più a casa mia
adesso vivo da tutt'altra parte,
in una nuova situazione.
Quindi non so bene la strada.
Chiedo qual'è la stazione più vicina,
mi dicino vai di là.
Arrivo in una grande stazione,
ma non vedo nessun cartello.
Chiedo ad un addetto e mi dice di scendere
quelle scale fino in fondo, ne faccio un pezzo,
ma mi semnbra assurdo fare tutta quella strada.
Penso di essere stata presa in giro e così
le risalgo e vedo una rientranza.
C'è una sorta di negozietto, qualcuno è dentro.
Busso alla vetrata, pensando sia chiuso,
ma invece la porta si apre.
Sono tutte ragazze, belle che ridono
e che vendono solo cose realizzate con prodotti
riciclati e anfibi in ecopelle.
Il posto è meraviglioso, perché dall'esterno sembra
un semplice negozio, invece entrando è una casa
con una vista meraviglios,
su una vallata altrettando fanstastica.
Ma io devo andare, e così ci salutiamo
ma prometto di tornarle a trovarle.
Cmq anche le ragazze mi assicurano
che la strada è quella indicata dall'addetto.
Sto per timbrare il biglietto, ma un poliziotto
mi dice di andare con lui e io gli dico:
"ma perché?devo solo prendere la metro"
e lui con tono scocciato e conciso mi dice
di non rompere i coglioni è solo una formalità.
Che merda sempre i solito atteggiamenti arroganti!
Basta avere un cappelletto,
aria risoluta,
una divisa
e il gioco è fatto!
Il solito discorso di chi controlla il controllore.
Finalmente riesco a prendere la metro,
esco e ci sono tafferugli in giro.
La gente è stanca,
già da tempo si sentiva nell'aria odore di rivolta.
Basta con tutte queste promesse,
con i falsi sentimenti,
chi lavora è stanco,
con il tempo le persone sono diventate più consapevoli
e quindi stanche delle stronzate.
La gente sa cosa è giusto e cosa è sbagliato.
Ci sono persone che vogliono sempre di più,
poi cosa?soldi, macchine, case
e tutto questo?
alle spalle di chi cerca di sopravvivere.
Questi sono tutti pensieri che mi passano quando mi accorgo
che la  manifestazione sta bloccando Londra.
Chiamo a lavoro, ma nessuno mi risponde.
E mentre sono al telefono ci sono spari in giro,
una pallottola mi sfiora.
Un ragazzo dall'altra parte della strada
mi prende e mi porta dove sono altri manifestanti.
Ma io devo andare.
Chiedo alla ragazza vicina a me
come devo fare per arrivare ad ofxord street.
E' da poco che sono a Londra, appena due anni,
e per conoscerla bene ce ne vogliono almeno cinque.
La ragazza mi dice di andare dritta di là
e prendere la quarta a destra e da lì ci sono.
Scappo per paura di essere presa di nuovo,
mi volto per salutare e il ragazzo che mi prese
è contento perché pensava mi fossi scordata del suo gesto.
La situazione non è affatto tranquilla e così mi allontano.
Arrivo al mare, e anche qui qualcosa di strano.
Come se ci fosse stata una tempesta,
la spiaggia è piena di oggetti,
 le persone sono tutte accampate.
C'è chi mangia, chi sistema la sua tenda,
e mentre cerco di capire
mi accorgo di camminare su una montagna di polli squartati.
Inizio a correre,
a piangere,
non capisco cosa stia succedendo.
Ho paura, sono sola, ma nella disperazione vedo qualcosa.
Da lontano quelle ragazze che vendevano scarpe in ecopelle
e oggetti vegetariani. Sono contenta di rincontrarle,
loro mi vedono e mi dicono di venire.
Finalmente facce amiche.
Cosa stava accadendo? In molti se lo chiedevano.
Non erano semplici tafferugli,
le cose stavano cambiando davvero.
E finalmente
tutte le lotte portate avanti
nel corso del tempo,
non erano state vane.
La giustizia prima o poi arriva,
di questo ne sono sempre stata sicura.
Sono stanca, vorrei stare un pò da sola per capire.
Vedo un materasso, chissà di chi era,
quanta storia in quell'oggetto
portato dal mare.
Per fortuna non è bagnato.
Quel giorno il sole stranamente scaldava la perfida Albione
e così mi ci adagio e cado in un sonno profondo.



 p.s. spiaggia di latina_2010